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Festa del Nino: un’altra toppata pubblicitaria.

nino_2013

Non gli è bastata l’immagine della festa dello scorso anno, quando con la foto di una ragazza col naso arricciato all’insù e la didascalia “indignados”, avevano creduto di far ridere pigliando in giro il movimento d’opinione spagnolo che era sceso nelle piazze per combattere corruzione e disoccupazione.
Adesso ci riprovano, evidentemente non a corto di denaro per  diramare ovunque l’immagine di un maialino con sul muso la maschera di V for vendetta, emblema del movimento anglosassone Occupy che ha riempito le piazze dei maggiori centri finanziari del mondo. La didascalia stavolta è pure peggio: “Lardo ai giovani”, cosa che la dice lunga sull’età, perlomeno mentale, dell’art director, e infama un movimento che non è certo nato per rivendicare un semplice posto al sole (o il lardo) ma ha lavorato, duramente, per contestare l’egemonia finanziaria delle lobby del capitale.
Direte: non avete ironia. No, quando si usano simboli e strumenti che non fanno ridere.
La Festa del nino è una festa gastronomica, che usa l’immagine del maiale a sproposito manipolandola per farla diventare “umana”, creando così un finto sodalizio tra gli umani che lo mangiano e la vittima che certo non vorrebbe essere mangiata. Se nella cultura contadina il “sacrificio” veniva fatto per necessità alimentari, ora non è più così, e se si vuole tramandare questa tradizione rurale, che certo è meglio di quella industriale, non c’è bisogno però di usare l’immagine del povero maiale a sproposito. Questo uso denota invece la volontà di dare a questa festa, appunto mangereccia, connotati culturali generali che non può avere al di là della storia del cibo e delle tradizioni locali.
Che brutta ironia definire in “lardo” le necessità dei giovani di oggi (magari vegetariani o vegani) e mettere la maschera dei ribelli proprio all’animale che verrà sgozzato.
A rendere la cosa ridicola ci si è messa anche la stampa, la quale, dando la notizia della sparizione di alcuni di questi grandi manifesti pubblicitari, ma con la foto che mostra un manifesto strappato, allude al fatto che potrebbero essere andati a ruba (non sono stata io, lo giuro). E continua plaudendo a come gli ideatori siano “ammiccanti” coi giovani. Sì, per pigliarli per i fondelli.
Qualche tempo fa, l’ideologo della Festa del nino, irritato per un nostro post intitolato “E chiamatela festa della porchetta”, ci fece una lunga giaculatoria sulla tradizione. Noi ci permettiamo di dire che questa pubblicità ci fa V, ma non for vendetta. Siamo sinceri. Anche quelle precedenti non ci sono piaciute: ricordiamo l’immagine del 2011, con un ragazzo bruttino avvolto in un boa rosa con la dicitura “Vieni a fare il porco con noi” che poteva sembrare un ammiccamento gay in negativo per l’uso, di nuovo, dell’aggettivo “porco” (che poi viene mangiato), e quella del 2010, con un dittatore dalla maschera suina e la dicitura “Influenza suina”, che manipolava in senso negativo l’immagine dell’animale.
Insomma, nessuno prescrive l’animalismo e il vegetarianesimo, nessuno prescrive i sensi di colpa, però sarebbe di buon gusto evitare di continuare ad usare l’immagine del’animale per dargli quell’ambiguità buono-cattivo che nella realtà non ha, ed è stata inventata solo per la retorica della salsiccia.

Dada.

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il gennaio 12, 2013 da in marche animaliste, rassegna stampa.